La Panarda


La sfida popolare al banchetto proibito


Un evento speciale che riporta al tempo in cui i banchetti festivi coinvolgevano tutta la comunità, e ancora oggi, come allora, la voglia di stare insieme è lo spunto per rievocare la Panarda
È una festa dell’abbondanza, un’antica tradizione di molti borghi in Val d’Aniene ma in particolare di Ciciliano che ne ha fatto un elemento tipico della propria identità. La rievocazione si ispira alla minaccia di scomunica del Vescovo di Tivoli avvenuta nel 1581. Benché fosse un’usanza diffusa e legata alle festività religiose, la Panarda era, infatti, mal vista dalla Chiesa perché ritenuta, per i costumi dell’epoca, troppo licenziosa. Notizie storiche riportano il divieto della Panarda a Roviano, Arsoli e Riofreddo, oltre naturalmente a Ciciliano. A differenza degli altri paesi, però qui non fu mai osservato, dimostrandosi fin da allora un rito collettivo sentito e irrinunciabile.
La festa si celebra a metà agosto e coinvolge tutto il borgo, vestito a festa con fiaccole e drappi delle quattro contrade in cui danno spettacolo mangiafuoco, menestrelli e trampolieri. Il momento più suggestivo è il corteo, organizzato dal Gruppo Storico Panarda, che si apre con i tamburini e le sbandieratrici di Ciciliano seguite da dame, cavalieri e popolani a comporre il variegato mondo rinascimentale. Al termine della sfilata il “vescovo” annuncia il divieto dei festeggiamenti minacciando la scomunica, ma i “cicilianelli” insorgono lanciandogli delle ciambelle e dando inizio alla Panarda che finirà a notte inoltrata. Legato al periodo storico è anche il menu, a base di piatti tipici come pizzocchi con le erbe, ponteca, cacciagione, zuppe di cicerchie e farro serviti in piatti di coccio che rimangono ai visitatori in ricordo della notte della Panarda


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