Parco Naturale dei Monti Simbruini


Vacanze per grandi e piccoli all’insegna dell’outdoor

Aria pura e ossigenata di alta montagna, panorami mozzafiato e 240 km di sentieri ben segnati: il Parco Naturale dei Monti Simbruini è un ambiente tutto da esplorare che regala meravigliose esperienze in ogni stagione dell’anno.
Con una superficie di circa 30.000 ettari il Parco Naturale dei Monti Simbruini è la più vasta area protetta del Lazio. Si estende al confine tra Lazio e Abruzzo, in un ambiente naturale segnato da vette imponenti e spettacolari altipiani. Potrai fare escursioni nelle foreste di faggi, passeggiare tra ruscelli e cascate, ammirare le variopinte fioriture che tappezzano i prati, e osservare animali selvatici come il cervo e il falco pellegrino ma anche volpi, lepri e scoiattoli.



Cime Maestose e grandi altipiani

Il Parco comprende l’intera catena dei Monti Simbruini e quella dei Monti Cantari che lo separa dai Monti Ernici. I Simbruini sono caratterizzati da una sequenza di altipiani carsici da cui svettano picchi notevoli:
il Monte Autore (1855 m), con le sue splendide “Vedute”; il Tarinello (1846 m); il Tarino (1961 m) da cui nasce l’Aniene; il Viperella (1836 m) e, infine, il Cotento (2015 m), che sovrasta la conca di Campo Staffi oltre la quale si estendono i Monti Cantari. Qui, in soli undici chilometri, s’innalzano le ripide creste del Monte Piano (1838 m); del Gendarme (2113 m); del Monte Viglio (2156 m) e del Crepacuore (1997 m). Al centro del Parco, una profonda depressione forma la Valle del Simbrivio, dominata dalla spettacolare parete rocciosa del Colle della Tagliata (1662 m).
Gli altipiani presentano una gran varietà di ambienti naturali: aspri e selvaggi come Campo Secco (1400 m) e Campaegli (1415 m); grandi pascoli erbosi come la Piana dei Fondi di Jenne (1400 m), Campo Minio (1651 m) e Campo della Pietra (1329 m), oppure ricchi di boschi come Campo dell’Osso (1552 m), Campo Buffone (1479 m) e Campo Ceraso (1545 m).
I Monti Simbruini sono anche un incredibile mondo ipogeo con cavità molto apprezzate dagli appassionati di speleologia. Alcune sono state abitate nella preistoria come Morra Cavorso, dove gli scavi, ancora in corso, hanno restituito sepolture neolitiche; altre sono delle gigantesche risorgive come la Grotta dell’Inferniglio o la risorgiva di Coceraso, una vera e propria banca dell’acqua.
  • Il Monte Autore (1854 m) offre panorami spettacolari (Subiaco)
  • La catena dei Monti Cantari con il Gendarme (2113 m) e il Monte Viglio (2156 m)
  • Monte Tarino, 1961 m (Filettino)
  • Monte Cotento, 2015 m (Filettino)
  • Altopiano di Campo Secco (Camerata Nuova)
  • Piana dei Fondi di Jenne
  • Colle della Tagliata (Vallepietra)
  • Campo della Pietra (Vallepietra)

Simbruini: le montagne dell'acqua

Il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini è stato istituito nel 1983 per conservare il patrimonio naturalistico e storico dell’Alta Valle del fiume Aniene e, soprattutto, per tutelarne il bacino idrico.
Queste montagne sono, infatti, una delle più importanti riserve idriche del centro Italia; con le sorgenti dell’Acqua Marcia, Simbrivio e Pertuso riforniscono di acqua purissima buona parte di Roma e del Lazio meridionale.
L’imponente dorsale montuosa ha iniziato a sollevarsi dal mare circa 220 milioni di anni fa. Detriti argillosi e rudiste (molluschi primordiali) si sono sedimentati formando le rocce calcaree che caratterizzano gli altipiani punteggiati da grandi doline e inghiottitoi: sono la porta d’ingresso dell’acqua verso il cuore delle montagne, dove si raccoglie in fiumi sotterranei che sfociano nelle sorgenti di fondovalle alimentando l’Aniene e gli acquedotti.
Alla formazione del sistema acquifero del Parco concorrono anche le foreste di faggi. Questi alberi, con gli estesi apparati radicali, trattengono pioggia e neve che filtrano lentamente nel sottosuolo; le loro chiome, inoltre, rilasciano grandi quantità di vapore acqueo e creano vaste zone ombrose che lo mantengono umido.
Gli acquiferi carsici hanno un equilibrio delicatissimo. Tagli del bosco indiscriminati, innalzamento del clima e sfruttamento incontrollato delle sorgenti concorrono alla disidratazione del terreno; di conseguenza l’acqua prima di arrivare in falda è riassorbita dal suolo in un processo che può durare anche decine di anni o addirittura compromettere definitivamente l’intero sistema acquifero
  • Sorgente delle Tartare (Jenne)
  • Fiumata: limpidi ruscelli da cui nasce il Fiume Aniene (Filettino)
  • Inghiottitoio di Grotta Stoccolma nella piana di Campaegli
  • Il Simbrivio è lungo solo 14 km ma dona agli acquedotti oltre 3000 L/s di acqua purissima
  • Sorgente del Cardellino una delle meraviglie lungo il Sentiero Coleman (Jenne)
  • Le estese faggete contribuiscono alla formazione degli acquiferi carsici del Parco
  • Sorgente del Pertuso, alimenta gli acquedotti e la diga idroelettrica sull’omonimo lago
  • Sorgente delle Vaglie, nella Valle delle Cascate (Vallepietra)

Faggete secolari e prati variopinti

I boschi coprono circa i due terzi del parco e offrono uno spettacolo unico che si alterna a quello delle radure degli altopiani con le lunghe fioriture d’innumerevoli varietà botaniche.
Tra i 900 e i 1900 metri predominano le grandi faggete. Nelle radure e nelle praterie di alta quota crescono genziana, soldanella, crocus, camedrio alpino, narciso poetico, semprevivo italico, scilla bifolia, asfodelo, giglio martagone, peonia, ranuncolo e arbusti di ginepro, ribes alpino, mirtillo e rosa canina.
A quote più basse (500/800 metri) si trovano querceti e boschi misti di cerro, roverella, carpino nero e orientale, orniello, nocciolo, acero e castagno. Le zone ripide e assolate tra Cervara di Roma, Subiaco e Jenne sono colonizzate da folte leccete come quella del Sacro Speco, che vanta esemplari antichissimi.
Il sottobosco accoglie bosso, corbezzolo, ligustro, pungitopo, biancospino e berretta del prete.
Nella folta vegetazione ripariale si trovano equiseto, elleborina palustre, anemone stellata, felci, muschi e la pinguicola di Anzalone, rarissima pianta insettivora.
Straordinaria è, in primavera, la fioritura delle orchidee di montagna, di cui si contano oltre trenta specie.
Tante sono poi le varietà di funghi, alcuni con forme e colori davvero stravaganti. È importante sapere che molte specie non sono commestibili e per la raccolta è obbligatorio il tesserino autorizzativo rilasciato dalle amministrazioni provinciali, o dall’Ente Parco, dopo la frequenza di un corso di micologia.
  • Orchis morio: i fiori possono variare dal viola alle diverse gradazioni del rosa fino al bianco
  • Da marzo a maggio si possono ammirare i piccoli fiori della Orchis tridentata
  • La Genziana dinarica fiorisce in alta quota tra giugno e luglio
  • Tra aprile e maggio sboccia il Narciso poetico
  • Nei prati più assolati cresce il Lilium bulbifero detto anche Giglio di san Giovanni
  • Il Crocus imperati e la Scilla bifolia annunciano la primavera
  • In giugno sui prati di Campo della Pietra troverete grandi cespugli di Peonia selvatica
  • Il Semprevivo italico fiorisce tra le rocce in luglio e agostoIl Semprevivo italico fiorisce tra le rocce in luglio e agosto

L’habitat del cervo

Passeggiando nei boschi, di primo mattino o nel tardo pomeriggio, capita spesso di avvistare esemplari di cervi. Questi magnifici animali benché fossero una specie endemica di queste montagne, tanto che Cervara di Roma li ricorda nel nome e nello stemma, hanno rischiato l’estinzione.
Dopo un attento programma di reintroduzione, e l’istituzione dell’area faunistica di Prataglia, sono tornati a colonizzare questi luoghi e sempre più spesso si spostano anche in altre aree della Valle. La loro presenza è molto importante anche per la sopravvivenza del lupo che vive qui ormai da anni.
Tra gli altri mammiferi sono diffusi volpe, donnola, lepre, martora, scoiattolo bruno, ghiro, capriolo, istrice e cinghiale. Sempre più spesso è avvistato l’orso marsicano.
Delle oltre 100 specie di uccelli presenti, ben 12 sono di rapaci. Sulle pareti a strapiombo nidificano il falco pellegrino (simbolo del Parco) e l’aquila reale. Dal vicino massiccio del Velino, raggiunge queste montagne anche il grifone; sono ben ambientati poiana, gheppio, gracchio alpino, gracchio corallino e, nelle praterie di alta quota, la rarissima coturnice. Nei boschi si trovano il picchio dorso bianco e molte specie di passeriformi mentre lungo gli ambienti fluviali vivono l’airone e il merlo acquaiolo.
Fontanili e zone umide sono il rifugio della salamandra, del tritone e della rana appenninica. Le acque gelide e ossigenate dell’Aniene e del Simbrivio sono il regno incontrastato della trota fario. Talvolta vi si trovano ancora anche il vairone, la lampreda di ruscello e il gambero di fiume che è assolutamente proibito pescare.
  • Area Faunistica di Prataglia, un giovane cervo che presto sarà liberato nel Parco
  • I cervi in libertà si possono avvistare alle prime luci del mattino o al tramonto
  • Il falco pellegrino è il rapace più diffuso sui Simbruini ed è il simbolo del Parco
  • Da tempo i grifoni sono tornati a volare sui Monti Simbruini
  • Il capriolo è un animale schivo ma può capitare di avvistarlo ai margini dei boschi
  • La volpe è un incontro piuttosto comune che rallegra la giornata
  • Sui Monti Simbruini vivono da anni branchi di lupi
  • Airone cinerino, nidifica in prossimità delle sponde dell’Aniene

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